Mariangela, storia di rinascita. La svolta con Chiara Amirante
Articolo "RomaSette.it"
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Mariangela insieme al Card. Comastri

Dott.ssa Chiara Gatti

Psicologa-psicoterapeuta,

supervisore e facilitator EMDR

Questo è un libro di speranza, perché non c’è ferita così terribile da cui non si possa guarire. La ferita profonda da cui parte la storia di Mariangela è quella dell’abbandono da parte dei propri genitori, la peggiore per un bambino. Questa ferita genera una sofferenza indicibile: se proprio loro che mi hanno dato la vita mi rifiutano, io non sono nulla e non esisto o quantomeno sono una persona brutta, cattiva, spregevole, non meritevole di amore. Un bambino, quando nasce, è attrezzato con il pianto per essere accudito dai genitori, può vivere solo in funzione dell’accudimento e i genitori, a loro volta, sono attrezzati per accudire. Se i miei genitori che dovrebbero svolgere questa funzione mi lasciano in balìa anche della morte, vuol dire che io non vado bene e gli altri non sono affidabili. Queste esperienze concorrono a generare il nucleo identitario che una persona, lo vediamo nella storia di Mariangela, continua a confermare con le scelte e i comportamenti attuati nelle varie tappe della propria esistenza. Come? Diventando una bambina “cattiva”, che ne combina di tutti i colori, e poi un’adolescente che non si regola, confermandosi così nell'idea di essere una persona sbagliata. Mariangela diventa l’unico dio della sua vita: è completamente assorbita dal lavoro e dal guadagno, le relazioni affettive sono molteplici e superficiali. Tutto viene mercificato, le persone, compresa lei stessa, diventano cose su cui esercitare un potere. Attraverso le sue abilità accumula denaro, acquisisce un controllo sulla sua vita e su quella altrui; ma in ultima analisi non c’è controllo: lei è pur sempre una bambina abbandonata, quindi privata di quella possibilità di prevedere un futuro e condizionata pesantemente dall’abbandono. Questo è visibile in tutti i bambini che, come Mariangela, vengono adottati e trovano una famiglia sostitutiva, magari anche sufficientemente buona, la cui ferita profonda però impedisce loro di accogliere l’amore: Mariangela non si sente amabile, non si sente degna di quell’amore. Il cambiamento arriva attraverso una serie di incontri in cui fa esperienza dell’amore gratuito e incondizionato verso di lei, per quello che è, con tutte le sue complessità.

Il suo sistema di gestione delle relazioni comincia a entrare in crisi di fronte all’amore gratuito che, attraverso gli altri, fa intravedere un amore più grande: l’amore di Dio. Quando lo si sperimenta è difficile continuare come prima, ma ci si sente anche più esposti e vulnerabili. Fare esperienza dell’amore nelle persone che ci amano significa esporsi a nuovi abbandoni e nuovi crolli della propria vita, come accade a Mariangela. In questo senso ci si difende evitando di legarsi agli altri.

Mariangela incontra persone significative: Luca, Mariella, Chiara, le nuove “mamme”, cioè le monache di Cascia. Però la ferita profonda, identitaria, continua a esserci. Anche in un percorso di guarigione si manifesta l’abbandono primario: ad esempio, con Mariella, che la ama in maniera gratuita ma, quando se ne va, le riapre quella ferita. Così con Luca e così con il crollo della sua casa, anch’essa frutto d’amore. Anche le monache si allontanano per via del terremoto e lei va di nuovo in frantumi, certo non come un tempo, poiché ha ora maggiori risorse per fronteggiare questa ulteriore esperienza dolorosa.

Queste situazioni che vengono definite trigger, ossia situazioni “grilletto”, vanno a toccare proprio i punti che le fanno male, come l’abbandono o la perdita, rimettendola in crisi. Ma qui emerge un altro aspetto molto bello del “pellegrinaggio” di Mariangela: ogni crisi apre potenzialmente a un cambiamento. Mariangela si è data un’ultima possibilità: curare il trauma dell’abbandono attraverso l’approccio EMDR che vuol dire “desensibilizzazione dei ricordi traumatici attraverso i movimenti oculari”.

È un approccio psicoterapico che individua e affronta gli eventi di sofferenza che hanno portato una persona a sviluppare quel tipo di difficoltà emotiva. Mariangela, abbiamo detto, si percepisce come sbagliata, non degna d’amore, e per questo riduce le relazioni ad esercizio di potere, giungendo fino alle estreme conseguenze – l'ingresso in una setta satanica – proprio nel momento in cui subisce un nuovo abbandono.

I traumi possono essere ricondotti, a grandi linee, a due tipologie, i traumi maggiori, come il terremoto, che hanno a che fare con la vita e con la morte e con l’integrità psicofisica di una persona. Ma poi ci sono traumi che vanno a ledere l’identità della persona e riguardano privazioni affettive, umiliazioni, esclusioni, emarginazioni. L’EMDR sostanzialmente rimette in moto i processi di elaborazione del il nostro cervello, che è uno strumento meraviglioso in grado di elaborare anche gli eventi più difficili e dolorosi. Quando però l’impatto è troppo grande, perché l’evento in sé è grave o precoce o perché intorno non ci sono risorse che ci permettano di sostenere quel carico, il nostro cervello non è in grado di “digerire” quello che avviene. Dobbiamo pensare al nostro cervello proprio come organo fisico. Rimane quindi qualcosa di insoluto, di non digerito, come dei blocchi nelle nostre reti neurali: un’informazione immagazzinata in maniera disfunzionale.

Sicuramente Mariangela ha trasformato ed è stata aiutata a trasformare le sue sofferenze in qualcosa di positivo diventando una persona aperta e libera. Io direi che una buona definizione di psicoterapia, in generale, sia: lo strumento che aiuta una persona ad ampliare i gradi di libertà del suo sistema. Mariangela è una persona autoironica e molto diretta. Si porta dietro alcune caratteristiche che parlano della sua storia, ma la sofferenza vissuta non le impedisce più di scegliere a tutto tondo la strada della propria vita.