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Quindicesima set. del T. Ordinario

Domenica 14 Luglio XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

COMMENTO

Nella parabola raccontata da Gesù, il sacerdote e il levìta sono troppo condizionati dalle leggi sulla purità e sulla perfezione cultuale per rendersi conto del fatto che, sul ciglio della strada, c’è un uomo che ha bisogno di loro. Il Samaritano, che era l’eretico per definizione e uno da cui ogni pio Israelita si sarebbe guardato bene, dimostra invece una grande qualità purtroppo molto rara: la compassione. Quando le regole e i precetti non ci aiutano a vivere veramente un’autentica religiosità, fatta di amore compassionevole e di aiuto fattivo agli altri, non servono. Anzi, piuttosto diventano nocivi: in quel caso non sono più considerati dei mezzi per giungere a Dio, ma delle realtà fini a se stesse. In quel caso, Dio è molto lontano da tutte queste regole che ci siamo imposti e che imponiamo agli altri.