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Ventiqauttresima set. del T. Ordinario

Martedì 17 Settembre San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore

COMMENTO

Leggendo questo brano ci poniamo una domanda: chi è, nel racconto di Luca, la persona più materna in questo contesto? Di fronte al dolore della madre, Gesù prova compassione per lei, per la sua solitudine e le difficoltà che una vedova senza figli deve affrontare in quel contesto sociale. Ci sono, allora, due madri in questo racconto: la madre affranta per la perdita del figlio e Gesù, madre di misericordia che solleva dal dolore la povera donna, ridonandole il figlio. Il Signore le dice di non piangere: egli, con la sua venuta nel mondo, ha asciugato ogni lacrima dai nostri occhi. Questo miracolo, poi, è anticipazione dell’unico vero e grande prodigio che è la risurrezione: Gesù ci ha dato la sua pace e possiamo vivere certi del fatto che anche noi risorgeremo.