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Ventiseiesima set. del T. Ordinario

Sabato 5 Ottobre XXVI domenica del Tempo Ordinario
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 10,17-24

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola del Signore

COMMENTO

Ieri la liturgia ci parlava della gioia di Gesù, oggi ci parla della gioia dei discepoli. Quei settantadue, mandati ad annunciare l’imminente arrivo di Gesù, ritornano dalla missione entusiasti: persino i demòni obbedivano alla loro voce. Cosa desiderare di più? Riuscire ad arginare il male nel mondo non è forse l’opera più grande che un discepolo possa compiere? Eppure, ancora una volta, Gesù corregge il tiro. È bene rallegrarsi per le opere che si riescono a compiere forti della sua parola, ma il motivo vero della gioia risiede in qualcosa che, in ultima analisi, non dipende da noi: «I vostri nomi sono scritti nei cieli». Il nome nella cultura semitica indica tutta la persona, i suoi più intimi sentimenti, i suoi sogni, le sue delusioni. Avere il proprio nome scritto nei cieli vuol dire che tutto di noi vive già in Dio, abita già nella sua casa. E qual è questa casa di Dio? Cosa sono questi cieli nei quali abbiamo la nostra residenza? Gesù, la sua persona. La casa di Dio è Gesù. Per questo il Maestro dichiara beati i discepoli, perché i loro occhi già vedono questa casa, anelata da tutti gli uomini di tutti i tempi. Noi, discepoli del Signore Gesù, abitiamo già il cielo che è il Padre.