In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore
COMMENTO
Gesù non è un ospite che ha bisogno dei nostri servizi, delle nostre premure. Lui è un ospite sui generis. Non viene a trovarci per avere qualcosa, ma per dare tutto se stesso. Per questo la conclusione cui arriva Gesù può sembrare irriverente o, quantomeno, ingrata nei riguardi di Marta. Entriamo nella storia. Gesù è in cammino con i suoi discepoli, arriva in un villaggio del quale Luca non ci dice il nome (l’evangelista Giovanni lo identifica con Betania) e qui viene accolto nella casa di Marta. Lei si comporta con lui esattamente come il buon Samaritano del quale aveva parlato Gesù subito prima. E, sull’onda lunga di questa parabola, tutti ci saremmo aspettati un elogio per Marta, che tanto si stava dando da fare per mettere a proprio agio l’ospite, stanco del viaggio e che, probabilmente, aveva bisogno di ristorarsi e riposarsi. Invece Gesù cosa fa? Elogia Maria, la sorella “pigra”, che è rimasta seduta, contravvenendo alle più elementari regole dell’accoglienza. In realtà Maria ha capito che Gesù non vuole doni, ma è lui il dono del Padre, non c’è un uomo da ospitare, ma una Parola da accogliere. In ognuno di noi vivono Marta e Maria, occorre però che il fare non ci distragga mai dall’ascoltare e dall’accogliere.