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Ventinovesima set. del T. Ordinario

Martedì 22 Ottobre S. Giovanni Paolo II, papa
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 12,35-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

Parola del Signore

COMMENTO

Nel Vangelo ci viene proposta un’altra beatitudine: quella dei servi svegli. Quando il padrone va a celebrare le nozze lascia ai servi dei compiti da svolgere. Ma sappiamo bene che senza controllo molti potrebbero trascurare i compiti affidati. Sono i servi che svolgono i loro compiti malvolentieri, per obbligo, senza amore e senza condividere i desideri e la volontà del padrone. A molti cristiani, e anche a noi, talvolta può accadere di sentirsi partecipi dei desideri di Dio e della sua volontà quando si è in chiesa o si svolgono delle attività in parrocchia, mentre per gli affari di tutti i giorni si operano delle scelte a prescindere dalla fede. L’entusiasmo sembra addormentato. La beatitudine di cui parla Gesù è riservata ai servi rimasti svegli, che con tutto il cuore accolgono la volontà di Dio con i propri limiti, ma con fiducia. La beatitudine è nel lasciare che il pensiero di Dio illumini tutta la vita; è nel tenere sveglio e pronto l’entusiasmo della fede, che si traduce nella carità. Gesù è il “padrone” che celebra le “nozze” dell’umanità con Dio; è lui che tornerà e, se ci troverà svegli, ci servirà per farci partecipare al banchetto della sua festa eterna.