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Ventinovesima set. del T. Ordinario

Mercoledì 23 Ottobre S. Giovanni da Capestrano, sacerdote
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 12,39-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore

COMMENTO

Il Vangelo di oggi continua la riflessione iniziata ieri. Ancora ci viene ricordata la beatitudine del servo che svolge con fedeltà il suo compito, anche quando il padrone è assente. Oggi si fa un passo avanti nella riflessione in una duplice direzione. La prima riguarda la comunità cristiana: non è difficile riconoscere nel servo amministratore coloro che hanno compiti di guida, di responsabilità, di insegnamento nella comunità cristiana. Ogni compito è un vero servizio, affidato da Dio, per il bene della comunità intera. Avere un ruolo importante non è mai un privilegio nella Chiesa, se non per la grazia di Dio che passa attraverso chi lo svolge. Per questo papa Gregorio Magno ha coniato questa espressione per esprimere con quali sentimenti svolgeva il suo ministero: «Servum servorum Dei», cioè «servo dei servi di Dio». A chi fa da guida o da maestro è affidato molto e «sarà richiesto molto di più». Ma a ogni cristiano è dato molto, cioè un dono prezioso: la fede che sarà luce per la vita. Per questo molto gli sarà chiesto in carità e fedeltà. E per chi non conosce Cristo e non crede? Se compirà del male, poiché non ha incontrato la luce della fede, meriterà solo «poche percosse».