Amazon#1 Bestseller in
Terapia psicologica cristiana

Trentunesima set. del T. Ordinario

Martedì 5 Novembre XXXI domenica del Tempo Ordinario
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 14,15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore

COMMENTO

Gesù paragona il regno di Dio a un grande banchetto, al quale sono stati invitati numerosi ospiti. Ma questi, quando ormai è tutto pronto e i servi sono andati a chiamarli, rifiutano l’invito, adducendo ognuno una scusa. Gli invitati non si presentano, ritenendo di avere cose più importanti da fare: la cura dei propri affari, il lavoro, la famiglia. Tutte cose buone e perfino doverose, che però, nel momento in cui vengono assolutizzate, distraggono dall’accoglienza del regno di Dio. Questo è il messaggio centrale che ci viene dalla parabola di Gesù: nulla deve venire prima del regno di Dio, nulla deve essere considerato più importante. Gli inviti di Dio richiedono una risposta pronta, altrimenti rischi di rinunciare a un grande dono e qualcun altro potrebbe prendere il tuo posto.