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Trentunesima set. del T. Ordinario

Mercoledì 6 Novembre XXXI domenica del Tempo Ordinario
Vangelo e commento tratto da:
SULLA TUA PAROLA il MESSALINO


VANGELOLc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

COMMENTO

Essere discepoli è una scelta molto impegnativa, che richiede una forte radicalità. Potrebbe addirittura sembrare che non sia una scelta per tutti. E proprio questa sembra essere l’intenzione che muove Gesù a fare un discorso così duro: sfoltire un po’ quella folla numerosa che lo segue e che forse non ha capito bene cosa significhi essere “dei suoi”. Si tratta di una scelta che sconvolge tutti gli aspetti della vita, compreso quello così importante degli affetti familiari. Bisogna essere disposti a rinunciare a tutto ciò che si ha e a ciò che si è, mettendo in secondo piano perfino l’amore per la propria vita. Ma Gesù non ci chiede di fare un gesto folle: ci chiede il coraggio di saper abbandonare ogni nostra sicurezza per affidarci totalmente a lui e poter trovare, così, in lui tutto ciò di cui abbiamo bisogno.